Simbolismo: tra arte, musica e letteratura

Quelle Ninfe, le voglio incantare! 

Sì, chiaro, svola fresco il loro incarnato per l’aria assopita di fitti sonni. 

Amai forse un sogno?

Con queste parole inizia il celebre poema L’après-midi d’un Faune di Stéphane Mallarmé, uno dei maggiori esponenti del simbolismo letterario francese di fine Ottocento. L’opera, in 110 versi alessandrini, descrive il sensuale sogno di un fauno assopito nel torpore pomeridiano: evoca le eteree ninfe e la natura che lo circonda in un’atmosfera idilliaca e rarefatta, carica di desiderio e di immagini poetiche senza tempo.

Il simbolismo fu infatti una corrente letteraria e artistica che si sviluppò nella seconda metà del XIX secolo e che volle creare un’arte caratterizzata da rimandi evocativi alla natura, facendo scaturire da essa significati nuovi; di qui l’interesse per il sogno, la dimensione interiore, l’immaginazione, veicoli attraverso il quale le corrispondenze simboliche si esprimono e si rendono chiare all’artista. L’opera di Mallarmé ebbe un impatto culturale molto forte, rivoluzionando la poesia con un linguaggio raffinato e misterioso, mirato a evocare l’assoluto attraverso la musicalità e la suggestione delle immagini. 

Fig. 1, Frontespizio di Edouard Manet (1832-1883) del poema L’après-midi d’un faune (1876).

Essa doveva ispirare qualche anno dopo (1891-1894) l’opera orchestrale di Claude Debussy, Prélude à l’après-midi d’un faune, una delle più emblematiche del simbolismo musicale. Il tema principale, affidato al flauto, è introdotto con una melodia sinuosa che evoca l’atmosfera languida del pomeriggio, in una narrazione musicale libera e suggestiva: all’ascolto sembra schiudersi, davanti ai nostri occhi, un episodio fantastico e onirico, l’incontro tra il fauno e le belle ninfe. Debussy utilizza armonie non convenzionali e una scrittura timbrica raffinata per creare un senso di fluidità e sogno, che verrà poi messo in scena nel balletto Il pomeriggio di un fauno di Nižinskij.

Il poema ha avuto una grande influenza anche sullo sviluppo del modernismo nelle arti. Nella corrente simbolista si iscrive infatti perfettamente il pittore Mario De Maria, nato a Bologna nel 1852 e conosciuto anche con lo pseudonimo di Marius Pictor. Il pittore frequenta l’Accademia di Belle Arti e si muove tra l’ambiente felsineo, che reputa ancora chiuso di fronte alle innovazioni del linguaggio figurativo, Parigi, Venezia e Roma, dove frequenta i salotti letterari del gruppo “In arte Libertas” ed entra a contatto con figure di spicco del simbolismo italiano – tra cui Gabriele d’Annunzio. Cultore di un ultimo romanticismo, amante della filosofia di Schopenhauer, sintesi di un gusto visionario e trascendente, il pittore si distingue per la sua capacità di giocare con le sfumature luminose e cromatiche e di rendere, attraverso le sue opere, la stessa impalpabile varietà propria della musica e della poesia più alta.

Da queste influenze nasce appunto l’opera Meriggio di un fauno (Sinfonia bionda), esposto alla Biennale del 1909, pendant del dipinto di Gabriele D’Annunzio oggi sulla testata del letto del Vate al Vittoriale. L’amicizia tra i due nasce sulla base di affinità sia personali che artistiche: il temperamento impetuoso, la predilezione per le atmosfere lunari e piene di mistero, la passione per Rembrandt. I due condividevano anche l’amore per la musica: attraverso Debussy e Mallarmé nasce infatti il quadro in questione. Il poeta apprezzò enormemente l’opera, tanto da scrivere a de Maria «in questo autunno sanguigno, scopro talvolta la stessa tonalità ardente del tuo quadro mirabile».

L’opera è un’ammirevole sintesi delle manifestazioni artistiche che l’hanno preceduta. Centrale è la figura classica e ambigua del Fauno, metà uomo e metà capra, rappresentato mentre suona il flauto in un soffocato e sensuale bosco di querce. L’atmosfera – che attraverso il bosco vuole rendere l’elemento selvaggio, primitivo e sensuale della dualità del fauno, una figura così apprezzata dai romantici e simbolisti – è fatta di toni caldi e dorati, che traducono il torpore pomeridiano e il piacere del sogno. Nella mitologia romana, il fauno è infatti una divinità italica associata ai boschi, ai campi e alla musica. Era venerato come protettore delle greggi e portatore di visioni e profezie, diventato archetipo di sensualità e istinto: rappresenta il desiderio tutto romantico di esplorare l’inconscio e liberarsi dalle convenzioni sociali, abbracciando la dualità tra supposta civiltà e natura selvaggia. L’altra presenza nel dipinto è quella della ninfa, che appare come una figura eterea e sfuggente, simbolo del desiderio inappagato e della bellezza ideale, elementi centrali nella poetica simbolista dell’epoca.

L’opera, di proprietà del Museo Ottocento, oggi è in prestito alla mostra “Ferine Creature. Centauri, fauni, miti nell’opera di Jules van Biesbroeck e nell’immaginario moderno” all’interno degli spazi della Galleria BPER Banca a Modena, presentata dal 18 aprile a domenica 29 giugno 2025.
Il Museo la espone accanto al bozzetto originale, in cui l’assenza della ninfa evidenzia l’attenzione di De Maria per l’uso simbolico del colore e per la figura stessa del fauno intento a suonare. Essa si rivela quindi anello di congiunzione di una riflessione che coinvolge arte, poesia e letteratura negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.

 

Mario De Maria, Il meriggio di un fauno (Sinfonia bionda), 1909, olio su cartone, 50 x 37 cm

 

 


 

 

Bibliografia e sitografia:
Sinigaglia Francesca, (a cura di), Ombra Cara. Mario de Maria detto Marius Pictor (1852 – 1924), catalogo della mostra a Museo Ottocento Bologna, Bologna, 21 marzo – 9 settembre 2024, Museo Ottocento Bologna, 2024.
Di Raddo Elena (a cura di), Mario de Maria (Marius Pictor). Il pittore delle lune, 1852 – 1924, catalogo della mostra a Palazzo D’Accursio, Bologna, 20 Dicembre – 9 Febbraio 2014, Grafiche dell’Artiere, 2014.
https://www.treccani.it/enciclopedia/simbolismo/
https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_de_Maria

 

Cristina Geronimo

Laureanda al terzo anno della triennale di Lettere Classiche a Bologna, appassionata di letteratura, scrittura, storia dell’arte e moda.