Uno studio di un viaggio in Egitto: schizzi e disegni dell’album EgittoRicordi

 

Nato il 18 luglio 1861 a Bologna da una famiglia borghese, in seguito studente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, Fabio Fabbi fu uno dei principali esponenti della pittura orientalista italiana, ma soprattutto bolognese. 

Che cosa intendiamo quando parliamo di pittura orientalista? L’orientalismo fu una corrente pittorica, nata alla fine del Settecento, che tendeva a rappresentare ambientazioni e atmosfere tipiche del mondo orientale. 
La corrente ha inizio soprattutto in Francia, a seguito della spedizione di Napoleone in Egitto del 1798, e da qua si affermerà negli altri paesi europei, soprattutto in Inghilterra. Questa sua espansione fu dovuta anche all’estendersi del colonialismo europeo in Nordafrica e nel Medio Oriente. 
Questo amore per tutto ciò che veniva considerato “orientale” deriva dalla tendenza romantica a vedere nel mondo esotico un ambiente libero dalle convenzioni borghesi occidentali. 
Nonostante ciò, l’Orientalismo non arrivò mai a costituire una vera e propria scuola, ma si intersecò al Romanticismo e al Post-Impressionismo, proprio grazie a questa sua grande diffusione e di conseguenza ai suoi diversi esponenti. Quel che accomuna i pittori orientalisti, non è, appunto, lo stile, ma la scelta del soggetto: dal celebre Bagno turco (fig. 1) di Jean-Auguste-Dominique Ingres le donne dell’harem diventarono le protagoniste dei dipinti. Tra i maggiori esponenti di questa corrente, ricordiamo, appunto, Jean-Auguste- Dominique Ingres, ma anche Eugène Delacroix, Jean-Léon Gérôme e molti altri. Questi artisti, però, raffigurano un mondo non sempre tratto dal vero. Possiamo parlare, infatti, di pittori “en chambre”, ovvero che dipingono un Oriente mai conosciuto, sognato, un luogo dell’anima più che un paese reale. Al contrario, soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento, aumentano i pittori-viaggiatori che documentano tutto con schizzi, disegni e in molti casi con la macchina fotografica che iniziava già a diffondersi proprio in quegli anni. È proprio in quest’ultima categoria che si colloca il bolognese Fabio Fabbi.

1. Jean-August-Dominique Ingres, Il bagno turco, 1862, 108×110 cm, olio su tavola

Come già accennato, Fabbi studiò all’Accademia di Belle Arti a Firenze e la sua prima produzione, antecedente al 1886, si concentrò soprattutto sulla scultura e sull’acquerello. Che cosa scatenò dunque, l’improvviso cambio di tematiche ma soprattutto di tecniche, portandolo a preferire la pittura ad olio rispetto alla scultura e all’acquerello? Fu grazie ad un viaggio ad Alessandria d’Egitto nel 1886, insieme al fratello Alberto, che fece conoscere e innamorare Fabbi della cultura egiziana e degli usi e costumi orientali. Questa esperienza di viaggio ci viene raccontata con estrema precisione da Fabbi stesso nel suo taccuino privato 1886 Viaggio in Egitto, tornato alla luce recentemente dopo un secolo di oblio.

3. Fabio Fabbi, Signora Coroneo davanti alla Colonna di Pompeo (Archivio Fabio Fabbi)
2. Copertina del taccuino del viaggio di Fabio Fabbi in Egitto, giugno – ottobre (Museo ottocento Bologna)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il taccuino è composto da 35 carte nelle quali l’artista descrive quasi quotidianamente l’esperienza della sua permanenza in Egitto, partendo proprio dall’itinerario di viaggio. Realizza, infatti, tre cartine geografiche su carta velina: nella prima descrive il tragitto che, partendo da Firenze il 14 giugno, lo porta ad Augusta (fig. 4). La seconda cartina approfondisce le tre tappe siciliane: prima ad Augusta, poi Catania e infine Messina da dove partivano le navi che avrebbero affrontato la traversata del Mediterraneo (fig. 5). Così, venerdì 25 giugno, la nave – di cui si conosce il nome grazie all’artista che abbozzò sul suo taccuino il nome “Barco Bestia” – salpa alla volta di Alessandria d’Egitto. La terza e ultima cartina, documenta, infine, le escursioni effettuate (fig. 6) e le persone che frequentò in quei mesi, tra cui Katie Coroneo, probabilmente la guida che li accompagnò in quei giorni e di cui inserisce anche due fotografie (fig. 3). All’interno del taccuino troviamo anche le fotografie inedite realizzate dall’artista con l’ausilio di una macchina fotografica Kodak, usate per ricostruire i set orientali da riportare in seguito sulla tela: spiccano tra le diverse figure splendide donne dalle pelli lunari assieme a uomini vestiti alla turca.

4. Fabio Fabbi, cartina di viaggio del Mediterraneo (Archivio Fabio Fabbi)
5. Fabio Fabbi, cartina delle tappe in Sicilia (Archivio Fabio Fabbi)

 

 

 

 

 

 

6. Fabio Fabbi, cartina dell’Egitto nel 1886 (Archivio Fabio Fabbi)

In un album di disegni dal titolo Egitto. Ricordi, fatto pubblicare da Fabbi stesso nel 1889, sono raccolti tutti i bozzetti e i disegni realizzati durante il viaggio. Durante una gita al villaggio di Abu-kir lo stesso artista scrive, in una lettera che spedirà in Occidente, di aver realizzato “molti bozzetti di moschee, di bellissime architetture arabe”. Tra le immagini di questo album se ne trovano molte dedicate anche all’universo femminile: due donne al pozzo intente a riempire due giare di acqua o la vasaia che cammina verso il villaggio (fig. 7), o ancora il disegno intitolato Contrasto in cui due donne arabe si fermano per osservare il passaggio di una donna vestita alla moda occidentale (fig. 8). Un dettaglio particolare di quest’ultima illustrazione è la scritta in arabo sul muro dietro alle donne: si tratta della traduzione del nome Fabio Fabbi. L’artista in questo modo si è voluto firmare con entrambi gli alfabeti, a prova della sua forte attrazione verso i costumi locali.

7. Fabio Fabbi, Vasaia, 1886-1889 (Egitto. Ricordi; Archivio Fabio Fabbi)
8. Fabio Fabbi, Contrasto, 1886-1889 (Egitto. Ricordi; Archivio Fabio Fabbi)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fabbi si fermò anche nella città del Cairo per quattro giorni. È in questo preciso momento che l’artista realizza una delle opere più significative della sua produzione documentaristica. Durante la visita al sito delle piramidi – documentata da una cartolina inserita nel taccuino che riproduceva le piramidi e sulla quale Fabbi appuntò “21 agosto 1886” – realizzò quella che poi sarebbe diventata la copertina dell’album: la Sfinge (fig. 9). Con lo stesso soggetto realizzò anche un’opera ad olio (fig. 10), attualmente conservata al Museo Ottocento di Bologna.

9. Fabio Fabbi, Sfinge disegnata sulla copertina dell’album Egitto. Ricordi, 1886-1889 (Archivio Fabio Fabbi)
10. Fabio Fabbi, Sfinge, olio su tavola, 26×19 cm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due mesi dopo, l’avventura in Oriente di Fabbi volgeva al termine e la mattina del 23 ottobre l’artista si imbarcava sul vapore “Asia” per tornare in Europa. Forse, come sostiene Francesca Sinigaglia del suo articolo “Al cuor non si comanda: Fabio Fabbi in Oriente” (1861-1945), fu proprio durante questo viaggio di ritorno che decise di abbandonare la scultura e per tutta la sua vita si dedicò a dipingere opere dai soggetti orientali.


Bibliografia e sitografia: 


Sara Casetti

Laureata in Beni Culturali presso l’Università di Bologna, studente al primo anno del corso di Laurea Magistrale in Beni Archeologici, Artistici e del Paesaggio: Storia, Tutela e Valorizzazione presso l’Università di Bologna. Appassionata di storia dell’arte e interessata all’ambito della gestione museale.