La rinascita della Bologna culturale.
Dal 1850 al 1922 il bisogno di confronto e di interazione degli artisti nostrani ha portato all’apertura di diverse associazioni culturali. Grazie a queste, Bologna ha conosciuto un periodo di vero splendore artistico.
È ormai insita nella natura dell’essere umano il bisogno di associarsi e di interagire con l’altro. Il concetto di Gruppo in Sociologia viene definito come l’insieme degli individui che interagiscono sulla base di interessi, volontà e aspettative comuni. Non c’è da stupirsi perciò che anche nel mondo artistico vennero a crearsi quelli che noi oggi chiamiamo Circoli o Associazioni. In fondo, già con il fenomeno dei mecenati, gli artisti tendevano a radunarsi: questi luoghi d’incontro rappresentavano un fenomeno artistico già di per sé, sia per la ricerca di un nuovo mercato in cui poter vendere sia per confrontarsi con i colleghi. Si trovano esempi a Londra con la creazione dei Club sociali, a Parigi il “Cafè de la Paix” e a Roma il “Caffè Greco”.
Bologna non fu da meno. La nostra bella città, nella prima metà del XIX secolo, conobbe un periodo di scarsità a livello di fama e di produzione artistica. Questo perché le Accademie delle Belle Arti di Parma e di Modena si unirono sotto l’Accademia di Bologna, questo cambiamento portò ad un periodo di assestamento per l’Accademia. Qui, decisero, invece della usuale mostra annuale, di optare per un’esposizione regionale-nazionale triennale. Non solo l’accrescimento del numero di artisti che vi potevano partecipare (passare dall’esporre solo artisti cittadini ad esporre i nazionali), ma anche la diminuzione degli eventi: perciò Bologna trascorse un periodo di ristagno culturale.
Questa situazione cambiò dalla seconda metà dell’Ottocento. Potremmo dividere questi cinquant’anni in tre principali fasi:
- 1853-1888. La Società Protettrice di Belle Arti
- 1879-1888. Il Circolo degli Artisti
- 1892-1922. L’Accademia de la Lira e la Società Francesco Francia.
Queste sono le quattro più grandi associazioni artistiche nate a Bologna. Tutte caratterizzate da un senso di ugualitarismo e di accrescimento culturale.
La Società Protettrice di Belle Arti nacque dal bisogno di far esporre gli artisti annualmente, in risposta alla istanza fatta dall’Accademia di Belle Arti. Volevano raccogliere gli artisti e gli amanti del bello, i quali, diventando soci, potevano esporre e comprare in libertà. Per la prima volta a Bologna gli artisti aprirono le porte ai membri della nuova borghesia che si rivelarono lieti di acquistare e di contribuire.
Questa presentava le caratteristiche di una vera società per azioni: i membri versavano una tassa annua diventando così dei soci. Una delle caratteristiche che le permise di durare tre decenni fu sicuramente l’uso dell’estrazione annua. Ogni anno, alla mostra, la Protettrice comprava alcune delle opere da loro esposte e le metteva in palio per i soci tramite una lotteria. Tra i soci ritroviamo artisti tipo: Luigi Bertelli, Mario de Maria, Giovanni Paolo Bedini e Raffaele Faccioli. Purtroppo la Società iniziò a deteriorarsi già dal 1870 per la mancanza, non solo di membri ma soprattutto per la poca spinta organizzativa. Complice anche la nascita del Circolo degli Artisti, il quale proponeva più attività. Nel 1888 terminarono, con l’ultima esposizione, le attività della Protettrice.
Il Circolo degli Artisti fu fondato da Enrico Panzacchi, celebre poeta bolognese, nel 1879 dopo aver preso la cattedra di Belle Arti all’Università di Bologna. Insieme al suo collega Giosuè Carducci, arrivato nel 1860, decise che agli artisti di Bologna serviva un luogo dove unirsi, con giocosità e goliardia, al di fuori del carattere accademico insito nella città.
Questi caratteri, propri del Circolo, si possono ritrovare, nel Ballo degli Artisti del 1882. Dove i membri decorarono le sale, trasformandole in: giardini, acquari, templi egiziani e gabinetti turchi. Per l’occasione Raffaele Faccioli creò tre cartoni sulla vita artistica di Bologna. Vi fu un’esposizione dove un’intera sala presentava oggetti di uso domestico come tegami, vasi, e pentole, tutti realizzati dagli artisti. Decorati con motivi originali e decisamente matti, come testimonia il racconto di Alfredo Testoni. Promosse una Scuola di Nudi, come si vede dai disegni di Majani. Sappiamo di una serata dove, Coriolano Vighi proiettò le caricature dei dipinti che quell’anno vennero presentati all’Esposizione delle Belle Arti. Siamo poi a conoscenza di una cena tenuta per i soli membri, dove il dress code richiedeva l’uso di un cappello buffo. Il pittore Blanc ne indossava uno decorato da salame e salsicce; Sezanne aveva un fusto di un fiasco di Chianti; mentre Giacomo Lolli vi andò interamente vestito da donna. Il Circolo, come si può vedere, aveva lo scopo di connettere tutto il pubblico (non solo i ricchi) con l’arte. Queste mostre avevano decisamente un carattere umoristico, ed ebbero un entusiastico successo. Inoltre era un luogo di frequentazione quotidiana nato anche dal volere degli artisti più giovani. Tra i suoi membri ritroviamo: Augusto Sezanne, Raffaele Faccioli, Mario de Maria, Alfonso Rubbiani e Olindo Guerrini. Il Circolo interruppe le sue attività nel 1888, principalmente perché molti degli artisti emigrarono in altri centri.
Nel 1891 Palazzo Bentivoglio divenne un luogo di frequentazione artistica, perché il conte decise di affittare le stanze come studi di produzione intellettuale. Non solo a pittori, poeti e musicisti come il Circolo degli Artisti, ma anche a giornalisti e intellettuali tutti. Dopo che Alfredo Baruffi vi si trasferì si creò, attorno a lui il gruppo soprannominato “Giambardi della Sega”. Questa possedeva le caratteristiche di giocosità, umorismo e satira proprie del Circolo che la precedeva. Anche Gabriele D’annunzio vi fece visita, incuriosito dall’ambiente.
Tra i giornalisti che frequentarono il gruppo vi erano anche Patrizio Patrizi e Carlo Gaspare Sarti, i quali crearono l’Accademia del ‘la Lira. Questa nuova associazione nacque al Caffè del Pavaglione. Il prezzo per associarsi era una lira. Al primo incontro iniziarono a bere e da lì molti proprietari di osterie, taverne e di caffè gareggiarono per poter ospitare quelle vivaci riunioni. Questa Accademia non aveva né presidente, né segretario né statuto. L’euforia per questo nuovo circolo produsse una “strenna natalizia” (un libro, una pubblicazione fatta durante il periodo di natale). Aderirono al progetto una quarantina di scrittori e per ognuna delle cento pagine era una decorata da illustrazioni in bianco e nero. Alcune di queste vennero fatta da: Achille Casanova, Augusto Majani e Raffaele Faccioli.
Nello stesso periodo (dal 1894 al 1922) si sviluppò la Società Francesco Francia. Questa prese il posto della Società Protettrice delle Belle Arti. Vantava un ambiente più altolocato, alcuni dei vertici amministrativi furono: Tito Azzolini, Giovanni Paolo Bedini, il Conte Francesco Cavazza e Augusto Majani. Lo scopo della Società era quello di donare un nuovo vigore alle arti e alle personalità culturali. Caratteristica che la differenzia dalle altre è l’uso dei premi. Infatti oltre ai premi Baruzzi e Curlandese istituirono anche il Premi Francesco Francia. Questo consisteva in una somma di denaro data all’artista che aveva creato l’opera ritenuta come “superiore”, rispetto alle altre esposte nello stesso anno. Alcuni degli artisti che presero parte alla Società Francesco Francia furono: Luigi Bertelli, Augusto Majani, Alfredo Savini. Anche questa adottò l’usanza dell’estrazione annuale, ma venne riservata ai soci anziani, una strategia che le fruttò gran fama, perché tutti desiderarono poter partecipare così da aggiudicarsi la possibilità di poter vincere un’opera.
Come abbiamo potuto notare, i luoghi e le società cambiarono, ma il desiderio di associazionismo culturale rimase.
Questo ha portato alla rinascita dei luoghi e della vita culturale a Bologna. Lustro che la città si portò fino ai primi decenni del Novecento.
Articolo di Isabella Vanelli. Classe 1999, nata e cresciuta a Bologna. Mi sto laureando all’Alma Mater- Università di Bologna nella facoltà di Sociologia. Appassionata di Storia dell’Arte, già dal liceo, studiando filosofia, mi sono imbattuta nei circoli e delle associazioni intellettuali europee. Sfruttando l’opportunità che il tirocinio al Museo Ottocento Bologna mi offre, ho deciso di approfondire, attraverso la stesura di questo articolo, lo studio dei gruppi artistici propri della mia città. Alcuni di loro sono tutt’ora in attività, vi invito a visitarli.
Bibliografia:
Ingino Stella, I Giambardi della Sega, in Flavio Bertelli. Armoniose visioni di natura: 1865-1941, Associazione Bologna per le Arti, 2015, p. 17-21.
Pasquali Marilena. Il Circolo Artistico di Bologna. Il significato di una presenza 1879/1983Grafis, Casalecchio di Reno, 1983.
Sinigaglia Francesca, Dalla Protettrice di Belle Arti alla Società Francesco Francia: Echi di artisti e amatori tra Otto e Novecento, in Da Bertelli a Guidi: ventanni di mostra, dall’Associazione Bologna per le Arti, 2019, p. 39-54.