EMMA BONAZZI E LE SECESSIONI EUROPEE
Se dovessimo tracciare una panoramica delle artiste che hanno contribuito in varia misura alla creazione di una cultura visiva italiana nei primi decenni del Novecento, Emma Bonazzi non solo sarebbe tra le personalità da nominare, ma probabilmente comparirebbe tra i primi posti. Bolognese di nascita e di formazione, Bonazzi ebbe una carriera folgorante, che si distinse per la varietà dei linguaggi e dei mezzi espressivi utilizzati, applicati in vari campi della produzione artistica e industriale.
Se la creazione pittorica la accompagnò per tutta la vita, con una serie di dipinti connotati da un continuo aggiornamento stilistico basato sulle ultime innovazioni europee, fu il continuo impegno nelle arti applicate -dalla pubblicistica al design del prodotto- a dare alla sua carriera artistica un carattere particolarmente eclettico. Il suo continuo aggiornamento derivava quindi sia dal suo interesse per i cambiamenti stilistici che stavano avvenendo proprio in quegli anni al di là delle Alpi, ed in particolare a quell’aria di rinnovamento che Klimt e Schiele stavano portando a Vienna, ma anche dal suo rapporto proficuo con la nascente industria italiana, che le diede modo di sperimentare in modo continuo con le forme e le linee dei prodotti che progettava personalmente. Il suo stile decorativo, caratterizzato inizialmente da una linea morbida tipicamente Art Nouveau che poi con il passare del tempo assumerà dei tratti più rigidi riconducibili all’estetica dell’Art Deco, era particolarmente apprezzato da una clientela alto borghese, che rimaneva estasiata davanti opere così pregiate.
Il critico d’arte Antonio Storelli, riferendosi proprio alla genialità inventiva della Bonazzi, la definisce come “attratta dalla fiaba, completamente assorbita da questa, da sogni e fantasie colorate pronte a trasformarsi in fiaba”, e ciò corrisponde pienamente al modo in cui la pittrice bolognese creava immagini ed oggetti che sembrano nascere da un mondo onirico in cui la fiaba si carica di una valenza seduttiva per gli occhi. Questo gusto per la dimensione del sogno, che si materializza attraverso delle forme bidimensionali dai toni accesi e colori primari, è tipico delle varie Secessioni che attraversarono l’inizio del Novecento, a cui Bonazzi partecipò attivamente con varie esposizioni. Le Secessioni furono infatti sia fonte di ispirazione per la Bonazzi, che guardava con ammirazione la Secessione viennese, ma anche in larga parte il modo in cui fu introdotta verso una carriera artistica di successo, in particolare con la Seconda secessione romana a cui prese parte nel 1914 presentando il dipinto intitolato Bambola. Negli anni successivi a questa esposizione, Bonazzi perfezionò il suo stile personale che riprendeva elementi di discendenza klimtiana portandoli nell’orizzonte estetico dell’Art Nouveau, tendenza che era portata avanti contemporaneamente da Galileo Chini a Firenze e Vittorio Zecchin a Venezia. Caposaldi di questa particolare ricerca artistica sono il dipinto Giovinezza del 1922, opera esposta nella collezione permanente del Museo Ottocento Bologna, che deve molto alle varie versioni della Salomè di Klimt proprio per il suo gusto per la decorazione, e i quattro acquerelli intitolati Le stagioni, presenti anch’essi nel percorso museale.
Emma Bonazzi, Giovinezza, 1922, olio su tela, 97×86 cm, Museo Ottocento Bologna
Sempre seguendo uno stile che potremmo definire come tardo- Art Nouveau, Bonazzi iniziò una interessante sperimentazione tecnica che da una parte la portò ad avvicinarsi al mondo della pubblicistica, di cui ci rimangono le bellissime grafiche per la l’Acqua Litiosina e il Calendario Barilla, e dall’altra le permise di sviluppare una tecnica che univa la pittura e il cucito, di cui la sua Salomè del 1918 ne è un elegante esempio. Dalla metà degli anni Venti in poi l’artista bolognese si dedicò con maggiore impegno alle arti applicate grazie alla sua assunzione presso la ditta Perugina come responsabile della progettazione dei manifesti e delle confezioni che dovevano contenere i famosi cioccolatini. Proprio in questo periodo di grande attività artistica, Bonazzi iniziò gradualmente ad abbandonare la linea morbida di inizio secolo per usare forme più rigide, tipiche dell’universo estetico dell’Art déco. Nonostante questo cambiamento stilistico, lo spirito creativo delle sue opere rimase vicino a quello tipicamente Secessionista, a riprova di come quel periodo iniziale della sua formazione sia stato di particolare importanza per il suo percorso artistico.
Christian Pippa
Studente magistrale di Arti visive presso l’Università degli studi di Bologna. Grande appassionato di arte contemporanea e di cinema, con una spiccata preferenza per Pedro Almodóvar.