AUGUSTO MAJANI. TRA REALE E TRASCENDENTE

Augusto Majani (Budrio, 30 gennaio 1867- Buttrio, 8 gennaio 1959), artista ospitato qui al museo, fu persona di spirito umile, curioso e di grande ingegno. Egli si distinse in particolare per la sua poliedricità, spaziando dall’illustrazione alla pittura. Ma è nella pittura in cui abbiamo una sintesi delle altre due “anime” dell’artista: da un lato una pittura verista, quella del “pittore delle finestre spalancate”, come lo definì Telemaco Signorini e dall’altro quella dell’artista-poeta, che infonde le opere di un’atmosfera più profonda, più trascendentale. Il periodo romano, in particolare, fu di fondamentale importanza per l’artista budriese.

Augusto, infatti, nel 1888 si recò nella città eterna per completare gli studi artistici dopo l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Lì fu particolarmente ispirato dal gruppo “In Arte Libertas” tra i cui membri spiccavano artisti come Nino Costa, Giulio Aristide Sartorio e artisti internazionali come Böcklin. Il gruppo, nato spontaneamente nel 1886, affermava l’amore per uno studio del vero e la libertà di pensiero dell’artista. Le loro opere erano spesso caratterizzate da atmosfere notturne, ombre allungate e finestre illuminate che lasciavano intuire mondi interiori e realtà misteriose: elementi che affascinarono profondamente il giovane Majani. Inoltre, grazie anche all’amicizia di Coleman e Carlandi, Majani sviluppò una naturale propensione verso lo slancio idealistico e verso una pittura capace di creare una sintesi tra il reale e la poesia, riuscendo a distaccarsi sia dal più crudo materialismo sia (anche se non sempre) dalla pura idea.

Ma l’artista al caos della città preferì la serenità e il silenzio della natura. Fu così che per 4 anni si ritirò nelle campagne romane. Lì, sugli altopiani di Maccarese, Majani entrò in un vero e proprio dialogo con la natura. In quel paesaggio riuscì a far convivere le due parti della sua personalità artistica. Il risultato di questo equilibrio è un’opera come “Effetto di luna nella campagna romana”, che riuscì ad esporre nel 1894 alla Mostra Romana degli Amatori e dei Cultori e poi esposta alla Mostra della società “Francesco Francia” a Bologna l’anno seguente. Per la realizzazione l’artista studiò dal vero il paesaggio dell’altopiano Maccarese durante una notte di luna piena per poi rielaborare il dipinto nello studio.

Augusto Majani, Effetto di luna nella campagna romana, 1894, olio su tela, 51 x 97 cm, collezione privata

Nel dipinto Majani riesce a fondere la sua interiorità d’animo con una profonda conoscenza tecnica. Tutti gli elementi del paesaggio — le asperità del terreno, il ruvido della palizzata, le ombre degli alberi dietro l’osservatore, le due mucche e l’abbeveratoio che chiude la scena — sono resi con un realismo potente ma non esasperato, equilibrato da una forte libertà espressiva.
La vera protagonista è però la luna: con la sua luce illumina le giovenche e la chiazza erbosa, per poi sparire e lasciar sprofondare gradualmente il paesaggio nell’ombra. L’effetto viene ottenuto attraverso lo sfumato, che qui crea una fusione morbida tra luce e ombra: il chiarore lunare si addensa al centro e sfuma progressivamente verso il lato sinistro, dove i toni si fanno più scuri.
Questi infine donano un alone di mistero, creando un’atmosfera sospesa.

A causa di febbri malariche, fece poi ritorno a Budrio. Nel 1895 lo vediamo alle prese con un altro paesaggio al chiaro di luna, al quale diede il titolo di “Culmina fumant”, esposto l’anno seguente (1896) alla Mostra Francesco Francia, dove fu premiato.
Quello che percepiamo guardando l’opera è di una cittadina immersa nel silenzio notturno, mentre il fumo proveniente dai comignoli delle case budriesi sale verso il cielo stellato di questa fredda sera invernale.

Augusto Majani, Studio per Culmina fumant, 1895, pastello su carta, cm 31×43,5, collezione privata

Le opere di questo periodo riflettono un’atmosfera quieta e sospesa, capace di includere l’osservatore in un filtro di serenità o malinconia. Il vero protagonista è sempre il paesaggio; anche quando sono presenti, le figure umane rimangono semplici “macchiette”.
Quando però la presenza umana si fa centrale, come nelle scene di vita agreste, l’artista predilige un punto di vista ribassato per immergere l’osservatore e amplificare la grandezza della scena.
Questo rivela il suo interesse per il tema sociale degli “ultimi”, come i contadini, unito a un profondo attaccamento per la natura. Tale natura, pur essendo teatro di umile vita quotidiana e senza il mistero della notte, mantiene sempre un carattere poetico e trascendente.
È il caso del quadro presente qui al museo chiamato “Ritorno con il fieno”, datato 1903, che mostra un momento di vita dei campi con due buoi che trasportano un carro di fieno.
Sopra di esso Majani inserisce un bambino intento a giocare con il fieno raccolto e unico elemento umano dell’opera.
È interessante notare come il bambino paia una “macchietta”, come definisce le presenze umane in Majani il pittore e critico d’arte Italo Cinti.
Una “macchietta” che quasi si perde in questa enorme opera (62 x 143 cm).
L’ attenzione dell’osservatore è catturata invece dagli altri elementi: la luce crepuscolare che fa da sfondo, resa sempre con questo effetto sfumato, così come la monumentalità del carro e dei due animali da traino, collocati al centro della superficie.
La scena che Majani ci mostra, nonostante sia una rappresentazione di una tipica fatica quotidiana, viene così come nobilitata e trasformata in una visione poetica del lavoro contadino.

Augusto Majani, Il ritorno con il fieno, 1903, olio su tela, 62 x 143 cm

In conclusione, fino agli ultimi anni della sua vita, passati a Buttrio (Udine), Majani continuò sempre a rappresentare la serenità di quei luoghi, confortato anche dalla vicinanza con i suoi cari. Proprio tra corti rustiche friulane, vigneti e nella serenità della casa del conte d’Attimis, marito della figlia, sembrò trovare ancora ispirazione per nuove opere.

Si spense a Buttrio l’8 gennaio 1959 e fu sepolto in un tardo pomeriggio, durante uno di quei tramonti che l’artista amava dipingere.

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Bibliografia:

  1. Boriani A., Cinti I., Augusto Majani pittore, Bologna, Tamari, 1960.
  2. Molinari Pradelli A., Roversi G. e Storelli A. (a cura di), Augusto Majani Nasica 1867-1959: pittore, illustratore e uomo di spirito, Modena, F. C. Panini, 2002
  3. Sinigaglia F. (a cura di), Augusto Majani. La potenza dell’idea (1867-1959), Bologna, Associazione Bologna per le Arti, 2021.
  4. https://www.arte.it/calendario-arte/bologna/mostra-augusto-majani-1867-1959-la-potenza-dell-idea-81297
  5. https://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-majani_(Dizionario-Biografico)/


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Canovi Monia

Laureanda magistrale in Arti Visive presso l’Università di Bologna.

Come Majani, vive in un costante dualismo: da un lato affascinata dai paesaggi romantici, dalle pennellate impressioniste e dalle atmosfere simboliste; dall’altro ama la sfida del contemporaneo, dell’arte che fa riflettere, di quella del “lo so fare anche io”.