Alfredo Savini: figure femminili a confronto

Tra i molteplici soggetti a cui l’arte di fine Ottocento si dedica, la figura femminile è certamente quello sottoposto più espressamente ad un mutamento radicale e curioso, a un dinamismo reale che si sviluppa attraverso lo scorrere del tempo e il susseguirsi di personalità artistiche diversificate. Difatti, avventurarsi nella ricostruzione completa del ruolo riservato alla donna, quale soggetto artistico, nella pittura a cavallo tra il XIX e il XX secolo, sarebbe un’impresa complessa. Indagare i cambiamenti che l’arte riserva alla figura femminile in questo periodo, significherebbe ripercorrere l’evoluzione del pensiero sociale e culturale dell’Italia e dell’Europa di fine Ottocento, siccome è nell’abbigliamento, nelle acconciature, nelle attività e nelle pose delle donne ritratte, che la storia si ricostruisce. All’interno della mostra Dinastia Savini, Museo Ottocento, forse inconsciamente guidato dallo sguardo femminile delle funzionarie che vi operano all’interno, ha cercato di soddisfare questa curiosità, allestendo un percorso che consenta, tra le altre cose, di indagare lo spazio riservato alla figura femminile nel vivace contesto artistico dei tre protagonisti della mostra: Giacomo (1768-1842), Alfonso (1838-1908) e Alfredo (1838-1924). La struttura ad anello dell’allestimento facilita il confronto e permette di apprezzare l’evoluzione della rappresentazione della donna. A questo proposito, particolarmente emblematico è il divisorio color antracite che delimita in mostra le sezioni dedicate rispettivamente ad Alfonso e ad Alfredo Savini. Questo consente di intuire con chiarezza come i soggetti a cui Alfonso si è dedicato durante la fase conclusiva della sua attività pittorica – ovvero figure femminili, spesso membri della sua famiglia, colti in dolci e semplici momenti di vita quotidiana, quasi sempre immersi in ambienti naturali come giardini e paesaggi boschivi –  siano gli stessi da cui il figlio, Alfredo Savini, abbia originato la propria attività artistica. Egli, infatti, seguendo l’esempio del padre e accogliendo le richieste della committenza dell’epoca, sviluppò un forte legame artistico con la figura femminile, iniziando a ritrarre donne a lui vicine, come le sorelle maggiori Maria Augusta e Amelia. A seconda del periodo della sua vita e dei mutamenti di interesse, la produzione artistica di Alfredo oscilla tra la realizzazione di ritratti della figlia Laura, che raffigura in diversi momenti della sua vita mostrandocene la crescita, della moglie Elvira Fiumi e la raffigurazione di altre figure femminili estranee al suo contesto famigliare, trattate con maggiore attenzione emotiva, uniformate ai contesti naturali nei quali vengono immerse. L’origine del cospicuo interesse verso il dato naturalistico, che Alfredo manifesta in gran parte della sua produzione, è da ricercarsi nella fine del XIX secolo. Precisamente, la sua partecipazione alla Società Francesco Francia, datata 1895, comporta in principio l’esecuzione di opere che risultano da attente indagini sul reale e che gli consentono di raggiungere alti livelli di mimetismo e di realismo, successivamente favorisce tentativi di idealizzazione della natura, all’interno della quale la donna viene interpretata non come mero soggetto estetico, ma come simbolo di stati d’animo complessi e di introspezioni psicologiche. Risale a questo periodo la realizzazione dell’opera Figura femminile tra i gigli (1898), oggi di proprietà della Fondazione Cariverona.

Alfredo Savini, Candore (o Figura femminile tra i gigli), 1898, olio su tela, 69,5 x 112 cm, Fondazione Cariverona [Esposizione Francesco Francia, 1898]

Al centro della tela è ritratta una giovane donna, dall’aria vagamente soprannaturale, il cui capo è cinto da un’aureola costruita attraverso piccoli cerchi pieni e dorati che ne definiscono il contorno. I marcati tratti del viso, gli occhi rivolti verso il basso e la bocca ricurva, tradiscono un’espressione di sincera malinconia che vela il volto morbido e pasciuto. I capelli rossi, colore che spesso caratterizza le donne di Alfredo e simbolo di passione e sensualità, sono raccolti e spostati alla destra del viso per scoprire la figura, mostrandone le clavicole e le nervature del collo. La donna è ritratta in un atteggiamento di calma e compostezza, in una posa delicata che sottolinea la bellezza e la grazia tipiche dell’immaginario collettivo dell’epoca. La scena è raffigurata all’interno di un paesaggio naturale in cui gigli e alberi incorniciano la figura, unendosi alla stessa e contribuendo alla resa esoterica e soprannaturale dell’insieme. I gigli, che riprendono quelli realizzati nell’opera Gigli, anch’essa di proprietà della Fondazione Cariverona, sono di una tinta delicata e tenue, un bianco dalle sfumature celesti.

Alfredo Savini, Gigli, s.d., olio su faesite, 67,5 x 41,5 cm, Fondazione Cariverona

 

Essi non si limitano ad essere semplici oggetti di scena e vuoti arredi di sfondo, ma si connotano di una forte aura simbolista e concorrono a risaltare la figura principale. Sullo sfondo, poi, domina una luce soffusa, che rende difficile il riconoscimento dei contorni, mentre, in primo piano, la donna appare definita e i suoi tratti sono ben leggibili. Nella realizzazione, Alfredo adotta una tecnica caratterizzata da pennellate morbide e armoniose, che riesce a dare forma a una figura femminile idealizzata, quasi eterea, che rispetta i canoni estetici dell’epoca, pur reinterpretandoli con una sensibilità personale. Ecco come l’inserimento di figure femminili all’interno di paesaggi naturalistici, diventa per Alfredo un modo efficace di indagare il dato e l’esperienza umana. A partire dai primi anni del XX secolo, Alfredo si trasferisce con la famiglia nella città di Verona. Inizia per il pittore una nuova stagione artistica all’interno della quale approfondirà i suoi studi sul dato naturalistico, tanto con intento realista e verista quanto sotto un’interpretazione che idealizzi i suoi paesaggi. Si avvicinerà perlopiù agli ambienti del Lago di Garda, rappresentato in tutti i suoi scorci, con particolare interesse verso Punta San Vigilio. A questo periodo risale l’opera Mia moglie Elvira Fiumi (1909-1910), oggi alla Fondazione Cariverona, considerata uno degli esempi più significativi della produzione figurativa di Alfredo.

Alfredo Savini, Mia moglie, 1909-1910, olio su cartone, 52 x 70 cm, Fondazione Cariverona

 

Nella pittura di Alfredo si legge quindi una tendenza a rappresentare le donne elevate ad uno stato altro, superiore. Egli è in grado di conferire ai ritratti un’aura di spiritualità e una compostezza attraverso la sola posa e la sola collocazione all’interno di spazi che siano in grado di risaltare il soggetto o di fondersi con esso, a prescindere dal tipo di legame che esiste tra la figura femminile e il pittore. Quelli di Alfredo non sono quindi semplici ritratti, sono tentativi di rivelare l’essenza delle donne rappresentate.

 

Alfredo Savini, Mia figlia, 1908, olio su tela, 98 x 69 cm, MAMbo

 

Elena Marchesini

Frequenta il terzo anno del Corso di Laurea in Manager degli Itinerari Culturali, presso l’Università degli Studi di Ferrara. L’interesse per l’arte l’ha spinta ad orientare il percorso di studi verso una più approfondita conoscenza della storia dell’arte e della museologia, per questo, negli scorsi mesi, ha deciso di svolgere un periodo di tirocinio presso Museo Ottocento Bologna.


Bibliografia

  • Sinigaglia Francesca & Ilaria Chia (a cura di), Dinastia Savini, catalogo della mostra a Museo Ottocento Bologna, Bologna, 18 ottobre 2024 – 3 marzo 2025, Museo Ottocento Bologna, 2024.
  • Catalogo Fondazione Cariverona