Alfonso Savini e la pittura di storia

Alfonso Savini, nato a Bologna nel 1838, frequenterà l’Accademia di Belle Arti di Bologna per undici anni, dal 1854 al 1865; durante questo periodo predilesse la pittura e, nello specifico, quella storica. Apprezzato dall’Accademia vinse molteplici concorsi da loro promossi e, oltre a ciò, svariati concorsi Curlandesi [1].

Durante gli ultimi anni del suo percorso accademico, in particolare, possiamo analizzare tre opere da lui realizzate che incarnano a pieno lo zeitgeist Risorgimentale, le quali gli valsero delle premiazioni da parte della giuria dell’Accademia.

 

Alfonso Savini, Mario a Cartagine, 1860, olio su tela, 102 x 78 cm, MAMbo [Piccolo Premio Curlandese, 1860].

 

Nell’opera di Mario a Cartagine, realizzata nel 1860, Mario viene rappresentato dopo aver ricevuto la lettera di esilio dal Senato Romano, a seguito della guerra civile che lo vide sconfitto nello scontro con Silla. Possiamo notare il gesto di violenza incredibile con cui stringe la lettera del Senato contrapposto alle emozioni che permangono nel suo sguardo di rassegnazione e tristezza.

Questo avvenimento fu la conclusione della sua carriera politica, aspetto che possiamo vedere riflesso nell’ambiente nel quale Mario è immerso, Cartagine: un tempo impero ricco e prospero, che vediamo adesso in rovine. La scelta del presentare questi temi con toni cupi e scuri ne aumenta profondamente l’intensità visiva, che ci permette di immedesimarci nei panni di un uomo spogliato di tutto ciò che possiede.

La scelta di tale soggetto è pienamente in linea col clima che caratterizzava l’Italia in quegli anni, nel 1861 avverrà l’Unità d’Italia e la scelta di un tema simile non potrebbe essere più accurata. Possiamo infatti

vedere un parallelismo fra l’unità politica che avviene a seguito di una guerra civile e, l’altrettanta auspicata, unificazione sociale, geografica e politica dell’Italia, sotto un’unica bandiera.

Questa è uno delle tre tipologie di immaginari tipicamente utilizzate quando parliamo di Pittura di Storia: ovvero la pittura di avvenimenti storici lontani nel tempo. La scelta, come in questo caso, di rappresentare un soggetto, spesso in chiave aneddotica, risiede nel voler isolare la morale e l’etica di quel determinato momento rappresentato ed interpretarla in chiave di una lettura moderna (in questo caso la fine della guerra civile che porta ad unità e coesione politica, paragonabile alla fine dei precedenti stati italiani in favore di un regno unico).

Simile nelle modalità e nell’esecuzione abbiamo l’opera di Alfonso Savini dell’anno successivo, Il Cannoniere de Gasperi alla battaglia di Curtatone, realizzata nel 1861.

 

Figura 2: Alfonso Savini, Il Cannoniere de Gasperi alla battaglia di Curtatone, 1861, olio su tela, 140,5 x 97,7 cm, Pinacoteca Nazionale di Bologna

 

L’opera dedicata al Cannoniere de Gasperi rappresenta la prima guerra di indipendenza italiana contro l’impero austroungarico del 1848; la scelta di un soggetto cronologicamente vicino nel tempo potrebbe apparirci quasi paradossale secondo i criteri del genere pittorico, poiché erano evitati temi troppo contemporanei per evitare che il soggetto potesse essere atto di interpretazioni di questioni controverse o scomode, il soggetto doveva avere una lettura univoca e chiara. In questo caso si tratta di un’eccezione poiché, sebbene stia venendo rappresentato un evento recente, quest’ultimo rientra nelle scelte figurative di un programma di unità nazionale (riprendere i territori irredenti era vista come una cosa imprescindibile per formare un’unica nazione che fosse caratterizzata da una lingua comune e una cultura comune).

Un’altra opera da lui realizzata, che raffigura un soggetto molto apprezzato durante quegli anni, ha come protagonista Dante Alighieri.

Figura 3: Alfonso Savini, Io mi sedea in parte, 1863, olio su tela, 105 x 142 cm, MAMbo

Questa scena rappresentata dal pittore proviene da un episodio della Vita Nova del poeta, dove sta disegnando un angelo per Beatrice, la quale, deceduta poco tempo prima, segnò un importante cambiamento nella vita di Dante. Questo rapporto fra la vita e la morte, ci viene presentato anche nella composizione poiché, solitamente, l’uso dei cipressi all’interno della pittura è un elemento che allude alla morte, di conseguenza possiamo ritrovare questa contrapposizione fra i vivi, gli uomini savi in primo piano, e la morte, i cipressi sullo sfondo.

Il soggetto dantesco non è una scelta esclusiva da parte di Savini; infatti, otto anni prima Besteghi si cimentò in un’opera col medesimo soggetto, ma dal sapore completamente differente.

 

Figura 4: Alfonso Savini, Dante Alighieri al naturale che va in elisio, 1855, olio su tela, 190 x 134 cm, Collezione Mattia Moruzzi

Nell’opera dell’artista bolognese, datata 1855, viene rappresentato il poeta fiorentino a seguito del suo esilio da Firenze, luogo dove non farà più ritorno. Vediamo una differenza non solo nello stile, Savini venne profondamente apprezzato per l’uso brillante dei colori delle vesti dei Savi e di Dante che ci colpiscono come un fulmine a ciel sereno, data la loro luminosità quasi vibrante. Besteghi preferisce dei toni più miti, caratterizzati da un colore deciso nella tonalità, ma dalle tinte più cupe. La popolarità di Dante come soggetto pittorico durante il Risorgimento deriva sicuramente dal suo ruolo di uomo di lettere nella società italiana; infatti, dobbiamo a lui molteplici invenzioni lessicali che caratterizzarono, prima, il volgare fiorentino, e a seguito, seppur in minor parte, la lingua italiana. La ricerca di unità nazionale nel Risorgimento italiano passò pure per l’unità dal punto di vista linguistico e culturale, quindi, cercando un punto di riferimento comune che potesse unire gli stati nazione preunitari con figure di riferimento come Dante o Petrarca.

 


Note

[1] I concorsi Curlandesi vennero istituiti nel 1785 per volontà del duca di Curlandia (regione situata nella parte meridionale dell’attuale Lettonia), assegnati dal Senato bolognese, su giudizio di una commissione nominata dall’Accademia di Belle Arti.

 

Bibliografia

  • Sinigaglia Francesca & Ilaria Chia (a cura di), Dinastia Savini, catalogo della mostra a Museo Ottocento Bologna, Bologna, 18 ottobre 2024 – 3 marzo 2025, Museo Ottocento Bologna, 2024.

 

Andrea Flavio Rossi

Studente di Arti Visive presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna, amante dell’arte contemporanea e specializzato nel periodo delle Avanguardie artistiche di primo Novecento. Ha esperienza come mediatore culturale e nella redazione di testi.