Il dipinto Accompagnando le reti fu realizzato da Alfredo Savini nel 1904 e, per il tema trattato e per la composizione, fu selezionato per la Sala emiliana della Biennale dell’anno successivo. L’opera rappresenta un esempio straordinario dell’impegno dell’artista nel rendere omaggio alla vita quotidiana delle persone più umili, in una pittura di stampo verista che include scene di vita quotidiana e soggetti anonimi, scelti tra la gente povera. Con un realismo crudo e sensibile, tale tradizione pittorica si distacca totalmente dall’idealizzazione tipica della corrente romantica, focalizzandosi sugli aspetti più quotidiani dell’esistenza, nella rappresentazione di una realtà senza fronzoli, esplorando le difficoltà, la fatica, ma allo stesso tempo anche l’orgoglio e la fierezza che risiede nella quotidianità degli ultimi.
Il verismo, che si diffonde in Italia verso la fine dell’Ottocento, è un movimento culturale che si oppone alla visione idealizzata e romantica del mondo, mostrando la realtà quotidiana per come si presenta. I temi trattati sono quelli della vita sociale e lavorativa delle classi popolari, spesso ignorate nelle rappresentazioni artistiche tradizionali. Nel panorama culturale contemporaneo, siamo negli anni dell’affermazione di altri artisti quali Giovanni Verga a livello letterario, con il suo Ciclo dei Vinti tra cui spicca la storia della famiglia Malavoglia, anch’essi pescatori, e di Giuseppe Pellizza da Volpedo che nel 1901 aveva dipinto Il Quarto Stato, con l’esaltazione delle classi operaie e proletarie che si stavano affermando nel panorama internazionale.
Savini, in linea con questa tradizione, dipinge la scena dei tre anziani pescatori sul Lago di Garda in una composizione che si allontana dalle rappresentazioni turistiche o romantiche del paesaggio lacustre, per concentrarsi invece sulla durezza del lavoro e sulla fatica quotidiana dei protagonisti. Le loro pose, monumentali e autentiche, mostrano una certa fierezza e accettazione della loro mansione, consapevoli che si tratta di un’attività fondamentale per l’economia della zona, quasi sacra, degna di quel rispetto e di quella venerazione che Savini le attribuì. Come confermato anche dalla figlia Laura, l’artista: “Amava conversare con i pescatori, con gli umili perché più sinceri e spontanei e assieme a loro si sentiva a suo agio. Signorilità ed umiltà si fondevano assieme in lui che, schivo di onori, preferì vivere nell’ombra lontano dal fasto e dalla ricchezza, convinto che nella vita semplice consiste il vero valore dell’esistenza”.
Le figure non sono idealizzate ma rappresentate nella loro verità cruda che permette all’osservatore di entrare in contatto con la realtà della loro esistenza. La luce è spigolosa, senza morbidezze, ed esalta la loro forza fisica e al contempo suggerisce la durezza della vita a cui sono destinati. I pescatori sono rappresentati in una condizione di fatica, immersi nell’opera di intrecciare le reti, ma anche pieni di una dignità che emerge nonostante le difficoltà. La loro vita, segnata dalla continua lotta contro gli elementi naturali, è raccontata senza filtri, con una verità che emerge dalle rughe della pelle e dalla tensione dei loro muscoli, attentamente catturati dagli scatti fotografici da cui l’artista, come di consueto, partì per realizzare il suo dipinto.
Il lavoro manuale viene celebrato come una forma di resistenza, un modo per mantenere la propria esistenza a fronte di un mondo che spesso sembra negare loro altre possibilità di elevazione. Savini non solo documenta il lavoro, ma lo esalta, dandogli una valenza simbolica che trascende la sua funzione quotidiana. I pescatori diventano simbolo di una vita che, pur nell’umiltà, è caratterizzata dalla forza e dalla perseveranza.
Anche il paesaggio che fa da sfondo all’opera non è solo un semplice elemento scenografico. Il Lago di Garda, con la sua calma apparente, fa da contrasto alla fatica dei pescatori e si carica di significati simbolici. Non è il lago a dominare la scena, ma le figure degli uomini che con la loro fatica quotidiana sono parte integrante del paesaggio, subendone però anche la durezza. Questo contrasto tra uomo e natura, tra il piccolo mondo dei pescatori e l’immensità del lago, rappresenta una lotta incessante, ma anche un’accettazione della propria condizione, pur nel dolore e nella fatica.
Accompagnando le reti di Alfredo Savini non è quindi solo un’opera di pittura realista, ma un atto di testimonianza e di empatia verso coloro che vivono nel silenzio del duro lavoro quotidiano. L’artista, attraverso il suo stile preciso e veritiero, mostra la realtà di un momento vissuto e ci invita a riflettere sulla dignità del lavoro e sull’importanza di riconoscere le esperienze degli ultimi. La sua opera, così semplice nella sua apparente immediatezza, è un potente richiamo alla bellezza dell’esistenza, anche nei suoi aspetti più umili e spesso dimenticati.


Arianna Zamboni- Laureanda triennale in Lettere Moderne presso l’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, appassionata di storia dell’arte, management culturale e comunicazione.
Bibliografia:
Sinigaglia Francesca & Ilaria Chia (a cura di), Dinastia Savini, catalogo della mostra a Museo Ottocento Bologna, Bologna, 18 ottobre 2024 – 3 marzo 2025, Museo Ottocento Bologna, 2024.