MARIO DE MARIA. IL PITTORE DELLE LUNE: TRA LUCI E OMBRE

Mario de Maria, in arte Marius Pictor, non a caso era stato denominato da Gabriele D’Annunzio il “pittore delle lune”. Il suo interesse era rivolto verso lo studio della luce tanto diurna, quanto notturna, artificiale o naturale. “Non immagini quanto mi fa piacere la discussione sul mio quadro” scriveva da Lilienthal “perchè realmente io pure non saprei dirti se rappresenti sole o luna”. Spiegherà che i suoi quadri sono ambientati in luci né diurne né notturne, ma mentali.
Questa luminosità astratta della realtà crea sospensioni temporali ideali per accogliere le trasfigurazioni e le animazioni della natura suggerite dalla scienza di fine Ottocento alla poesia e all’arte. La luce naturale è indagata nelle sue diverse sfumature ed è volta a generare composizioni suggestive e soprannaturali. La luce artificiale, invece, parte dall’entusiasmo nella nuova vita notturna che caratterizza la quotidianità di fine Ottocento, ma anche essa impone una riflessione.

Mario de Maria, Capri di notte, 1882-1885, olio su tavola, 21,5×39,5 cm, collezione privata

De Maria, infatti, era solito inserire nelle sue vedute urbane delle finestre illuminate, come si vede, ad esempio, in Capri di notte e Un arco di pescheria a Roma.

Questo lascia intendere una presenza umana, un barlume di vita che è però solo accennato nel silenzio della scena.
Sempre durante il suo periodo romano il mistero si infittisce e in Antiche architetture la luce da gialla diventa rosso fuoco. Potremmo immaginare che qualcuno stia leggendo un libro, ma dobbiamo pensare che a fine Ottocento l’illuminazione funzionava a gas ed era ancora costosa, quindi usarla nel pieno della notte potrebbe significare dover far fronte ad un’emergenza. Al contrario, in Una sera d’estate a Parigi produce l’effetto opposto: l’illuminazione sembra essere esagerata e non pertinente rispetto al cielo presumibilmente pomeridiano. Questa contraddizione restituisce un senso straniante e angosciante.

Durante il suo periodo veneziano realizza Angolo di Venezia con Madonnina e Convegno amoroso, in cui il gioco di luci sembra raccontarci qualcosa.

Mario de Maria, Angolo di Venezia con Madonnina, s.d., olio su tela incollata su cartone, 35×68 cm, collezione privata
Mario de Maria, Convegno amoroso, 1906, olio su tela, 56×73,5 cm, collezione privata

Nel primo la tenda si apre appena lasciando pensare che qualcuno sia appena entrato e che abbia acceso la luce della finestra. Nel secondo le due “macchiette” con fare furtivo sembrano voler entrare a Palazzo Gritti dal quale notiamo due diverse illuminazioni: la luce gialla di una festa e una luce rossa molto sensuale e diabolica che suggerisce la narrazione.
Infine, nel periodo in cui De Maria vive ad Asolo realizza Storia di un mercante di scheletri, suo indiscusso capolavoro. È proprio lui a scrivere a Vittore Grubicy de Dragon “Il dipinto più arrivato che io abbia fatto. Non ha per nulla paura di Rembrandt e in molte delle sue opere lo supera […] comincio a credere fermamente che lo abbia fatto lui servendosi delle mie mani”. Vediamo qui una figura china ad analizzare il cadavere di una donna, immaginando che esso verrà poi scuoiato nella macabra stanza rossa alle sue spalle. Per la prima volta, quindi, scopriamo cosa accade in queste stanze infernali e scorgiamo due ombre colte nell’atto di scannare qualcuno. Lo scheletro poi ne uscirà animato e questa è evidentemente una personale elaborazione del concetto di morte suscitata dal lutto della figlia Silvia e dall’imminente ingresso della Prima Guerra Mondiale.
Infine, una troppo approfondita speculazione dell’opera di De Maria potrebbe essere fuorviante, in quanto “la leggenda può tutt’altro essere inventata dallo stesso pittore davanti al quadro finito” come spiega Ugo Ojetti. L’intrigo, il mistero e l’inquietudine delle sue opere sono la vera chiave di lettura, attraverso le quali l’osservatore si pone infinite domande.

Mario de Maria, Storia di un mercante di scheletri, 1914, olio su tela, 70×52 cm, Fondazione di Venezia

di Valeria Marchei

Valeria Marchei è una studentessa laureata in Beni Culturali all’Università di Urbino e attualmente studia presso la facoltà di Arti Visive alla magistrale di Bologna. Appassionata di arte moderna e post-moderna, ha svolto l’attività di tirocinio presso il Museo Ottocento Bologna, dove ha maturato un grande interesse verso il pittore simbolista Mario de Maria.


BIBLIOGRAFIA 

Mario de Maria (Marius Pictor). Il pittore delle lune, 1852 – 1924, catalogo della mostra a Palazzo D’Accursio, Bologna, 20 Dicembre – 9 Febbraio 2014, Grafiche dell’Artiere, 2014.

Ombra Cara. Mario de Maria detto Marius Pictor (1852 – 1924), catalogo della mostra a Museo Ottocento Bologna, Bologna, 21 marzo – 9 settembre 2024, Museo Ottocento Bologna, 2024.