Andrea Besteghi: un incontro leggendario
“E cosí avenne che un giorno Cimabue, pittore celebratissimo, transferendosi per alcune sue occorrenze da Fiorenza, dove egli era in gran pregio, trovò nella villa di Vespignano Giotto, il quale, in mentre che le sue pecore pascevano, aveva tolto una lastra piana e pulita e, con un sasso un poco apuntato, ritraeva una pecora di naturale, senza esserli insegnato modo nessuno altro che dallo estinto della natura. Per il che fermatosi Cimabue, e grandissimamente maravigliatosi, lo domandò se volesse star seco.” [1]
Questo breve passo, tratto dalle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori [1550] di Giorgio Vasari, ci tramanda uno tra i più celebri aneddoti della storia dell’arte: l’incontro tra il piccolo Giotto e il suo maestro Cimabue.
Questo famosissimo episodio, quasi sicuramente leggendario, diventa, nel 1854, il soggetto di una tela che Andrea Besteghi (Bologna, 1817 – Bologna, 1869), pittore bolognese ed esponente del romanticismo storico, presenta alla prima edizione delle Esposizioni della Società Protettrice di Belle Arti [2]. La tela raffigura infatti il momento in cui il piccolo Giotto, nei panni di un pastorello, viene notato da Cimabue che, vedendolo riprodurre una pecora su una pietra, intuisce le immense capacità e l’incredibile talento del giovane decidendo di portarlo con sé a Firenze.
Per quale motivo Besteghi, avendo a disposizione un così vasto repertorio iconografico, decise di raffigurare proprio questa scena?
L’incontro tra Giotto e Cimabue è un soggetto che, seppur inusuale, inizia a diffondersi nella pittura europea proprio nella prima metà dell’Ottocento. All’inizio del secolo, infatti, il tema inizia a comparire nella produzione artistica francese, come testimonia il Cimabue et Giotto (1841) realizzato dal paesaggista Paul-Dominique Gourlier (Parigi, 1813 – Parigi, 1869) [3].
Il tema si diffonderà anche nella produzione artistica italiana. Raffigurazioni di questo soggetto sono infatti rintracciate in diverse zone della penisola. Pensiamo al Cimabue e Giotto realizzato nel 1843 da Tommaso De Vivo (Orta di Atella, 1790 ca. – Napoli, 1884) ed esposto attualmente nella quadreria della Reggia di Caserta [4] oppure al fiorentino Gaetano Sabatelli (Firenze, 1820 – Milano, 1893) con la sua versione del tema, datata al 1846 [5], dalla quale è stato poi tratto il celebre logo dei pastelli Giotto.
È proprio a Firenze che Besteghi potrebbe aver preso ispirazione per il suo dipinto. Dopo un periodo di formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, l’artista entra in contatto con Vincenzo Rasori, artista bolognese conosciuto nell’ambiente artistico fiorentino. Durante la frequentazione con Rasori, forse proprio su consiglio di quest’ultimo, Besteghi maturò l’intenzione di spostarsi a Firenze.
Nel capoluogo toscano l’artista fu per alcuni anni allievo di Giuseppe Bezzuoli [6] (Firenze, 1784 – Firenze, 1855), un affermato artista locale considerato una delle figure di riferimento del romanticismo storico toscano.
La figura di Bezzuoli potrebbe essere fondamentale per comprendere come il giovane Besteghi abbia maturato l’idea di raffigurare l’incontro tra Cimabue e Giotto al suo rientro a Bologna.
Nel 1845, proprio durante il periodo di apprendistato di Besteghi, veniva esposta, in occasione di una mostra organizzata dalla Società Promotrice di Belle Arti di Firenze, una tela ad olio di Bezzuoli. L’opera, realizzata l’anno precedente, aveva come soggetto proprio la Partenza di Giotto dalla casa paterna [7].
Se il destino dell’opera è al momento sconosciuto ci rimangono comunque come testimonianza alcuni bozzetti non databili, attribuiti a Bezzuoli, raffiguranti il medesimo soggetto [8].
Alessandro Ferrara
[1] Giorgio Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architetti, a cura di Luciano Bellosi e Aldo Rossi, Torino, Einaudi, 1986, p. 147.
[2] Francesca Sinigaglia, Museo Ottocento Bologna – Guida al museo, Bologna, Pendragon, 2023, p. 15.
[3] Gustave Vapereau, Dizionario universale dei contemporanei, Librairie Hachette, Parigi, 1870, p. 791-792.
[4] Vedi in Collezioni – Reggia di Caserta (cultura.gov.it), ultimo accesso 25/05/2023.
[5] Vedi in Cimabue e Giotto dipinto, ca 1846 – ca 1846 (beniculturali.it), ultimo accesso 25/05/2023.
[6] Vedi in Besteghi Andrea – Storia e Memoria di Bologna, ultimo accesso 25/05/2023.
[7] Giuseppe Bezzuoli (1784 – 1855). Un grande protagonista della pittura romantica a cura di Vanessa Gavioli, Elena Marconi, Ettore Spalletti, Firenze, Giunti Editore, 2022, p. 399.
[8] Vedi in Giuseppe Bezzuoli | Artnet, ultimo accesso 25/05/2023.